giovedì 8 novembre 2012

Insonnia .

2:42 , cazzo . 2:42 , di nuovo . E' una delle cose più antipatiche e fastidiose che esistano al mondo . Aprire gli occhi e rendersi conto di essere avvolti dal buio e dal silenzio . Guardare la sveglia sul comodino e rendersi conto che suonerà tra circa 5 ore . Provare a riaddormentarsi e rendersi conto che è impossibile , almeno nelle successive 4 ore e mezza . Già , perché mezzora prima che la rompicoglioni suoni , ci si riaddormenta , si rientra nella fase R.E.M. e si sogna la Penelope Cruz che sta per dartela . Si sta sfilando gli slip quando all'improvviso : BIP BIP BIP BIP BIP BIP ! E' per questo tipo di risvegli che tengo a portata di mano la borsa del ghiaccio .
Tutto questo poteva capitarmi sino a pochi giorni fa . Sono riuscito infatti , a trovare il modo di riprendere immediatamente il sonno dopo la sua anticipata interruzione . E questo grazie al racconto di un mio collega macchinista mentre si aneddotizzava durante la pausa caffè . Appena assunto , Mario venne affidato alle cure di un anziano macchinista o "maestro" , come si usava dire un tempo . Era la giornata del loro turno più pesante . Si arrivava alla stazione di Golfo Aranci alle 20:27 e l'indomani si ripartiva con un treno merci alle 4:06. Considerando tutti i preparativi e i controlli della locomotiva , ci si alzava non più tardi delle 3:00 . Ma non era la levataccia a preoccupare i macchinisti . Durante l'inverno ciò che dava veramente fastidio era il freddo , sopratutto se accompagnato dal maestrale . Freddo da non sentirsi più le mani e i piedi . Non si vedeva l'ora di salire sulla locomotiva per metterla in moto e azionare i radiatori del riscaldamento . Prima di raggiungere la temperatura ideale passava un po' di tempo , naturalmente . Ma alla partenza del treno ci si era riappropriati della capacità di usare almeno le mani .
Una volta lasciata la stazione bisognava affrontare dalle quattro alle cinque ore di viaggio per raggiungere la destinazione . La velocità di un treno merci è inferiore rispetto a un treno passeggeri . I primi chilometri erano i più duri da affrontare . Il "maestro" affidava i comandi al giovane macchinista per "farsi le ossa" e si addormentava , perciò non si potevano scambiare due chiacchiere per tenersi svegli . Inoltre , il tepore all'interno della cabina , ricordava le coperte in cui ci si era avvolti durante il sonno . Il motore aveva un numero di giri ridotto a causa del tonnellaggio elevato del treno : "popopo-popopo-popopo-popopo" . La ventola del riscaldamento sussurrava : "vvvvvrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr" . Per non parlare del classico rumore delle ruote sui binari :" tu-tu-tum ....tu-tu-tum... tu-tu-tum" . Questa sinfonia marinettiana veniva  accompagnata visibilmente dalle traversine che scorrevano davanti agli occhi del macchinista . Lente , lentissime e ipnotiche .
Mario raccontava come se fosse ancora presente su quel tr